Il Ministro Sangiuliano Neoprotettore del cinema italiano

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Il Ministro Sangiuliano Neoprotettore del cinema italiano

A GIORGIA
Pubblicato da Post 24 - Luigi De Gregorio in Lavoro · 5 Novembre 2023
POST  24                                                                                                                          Domenica, 5 Novembre 2023

IL  MINISTRO  SANGIULIANO
 NEOPROTETTORE DEL CINEMA ITALIANO  
 "Eravamo tanto bravi"
 Idea progetto per il rilancio del
 Cinema  italiano nel mondo
 
 
PREMESSA

“Aiutati che Dio ti aiuta”. Questo motto popolare forse potrebbe valere anche per i Santi. Nel nostro caso anche per San Giuliano, soprattutto se è Ministro della Cultura e assumesse anche il ruolo di  Protettore del Cinema Italiano.
 
Partendo da suddetto slogan laico e religioso, quasi ragionieristico e certamente esortativo, oggi presentiamo un’idea progetto sul rilancio del cinema italiano e, per esso, ci si aspetterebbe dal Ministro Santo un sostegno morale organizzativo e finanziario. Il tutto: per far tornare grande il cinema italiano.
 
E’ una grazia che gli chiediamo perché “ci piace il cinematografo”, ma, soprattutto, perché il Paese ha bisogno di un sacco di posti di lavoro.
 
Ed il cinema è un settore ad altissima intensità di lavoro umano e se ne fotte dei robot e delle tecnologie, in generale, che sostituiscono le persone. Insomma senza le persone e la loro la creatività un film non lo fai.
 
Va da sé che  l’idea progetto che ho denominato ERAVAMO TANTO BRAVI piaccia a Sangiuliano e la ritenga valida per contribuire alla sua realizzazione ed evitare lo sperpero di soldi a pioggia fatti calare dall’alto, in passato, da chi santo non ne aveva neanche un pur lontano odore.

ll Cinema è uno di quei settori  dell'attività economica  in cui siamo stati bravi  (e da qui la denominazione dell’idea - progetto).  Al  punto da insegnarlo agli americani e  non solo.  Fino agli anni ’60  abbiamo  fatto scuola in tutto il mondo.   I grandi registi  hollywoodiani   dell’epoca  e  di oggi, ma  anche  i  registi  della Nouvelle Vague francese,  hanno  sempre  elogiato  i  maestri del Belpaese, sostenendo che sono stati, da sempre, fonte di grande ispirazione per il cinema di tutto il mondo.
 
Inoltre esso, come già accennato, è ad alto numero di persone impiegate nella filiera. Che parte dal momento creativo del soggetto e della sceneggiatura, per passare alla fase tecnica e creativa della produzione e del montaggio, fino a quella commerciale-distributiva, senza dimenticare quella del marketing (pubblicità, promozione, eventi).
 
Infine è un settore ad alto impiego di creatività. Quindi è uno dei pochi al riparo dall'invasione sia dei Robot più tradizionali (distruttori di posti di lavoro manuale e concettuale, ma ripetitivo) sia di quelli di ultima generazione dotati di I. A. (Intelligenza Artificiale). Il fatto è che i Robot non possono sostituirsi nei lavori di pura creatività. Ed il cinema lo è.

In conclusione. L’idea – progetto “Eravamo tanto bravi”, riguardante il cinema, ha quelle due caratteristiche di base, il kow how e l’impiego di molte risorse umane, perché esso possa rientrare in quelli che abbiamo definito Progetti Speciali. Inoltre abbiamo anche visto che esso è uno di quei settori su cui puntare per il Futuro, grazie all'essenza stessa del cinema: la Creatività.

Ma, ma, ma. Non molto tempo fa incontrai, per caso, nella libreria Rizzoli di Milano uno dei più famosi attori del cinema italiano  degli anni 70/80/90 del secolo scorso. E, dopo qualche preambolo facente parte della buona educazione, gli chiesi: "Cosa ne pensa dell’attuale cinema italiano?" Lui rispose: "Il cinema è morto". E si allontanò, tra le pareti di mezza altezza fatte di libri, senza che io articolassi una benché minima risposta dal vago  sapore di speranza di una possibile rinascita del defunto evocato.

Ma, poco dopo, riflettendo sull’argomento, realizzai che il noto attore intendeva riferirsi a "quello italiano". Perché, senza suddetta precisazione, un qualsiasi cittadino del mondo (e soprattutto americano), non sarebbe affatto d'accordo, in considerazione dello spadroneggiare del cinema Usa nel pianeta e della sua ottima salute.
 
Ed in ogni caso, in riferimento alla immagine funerea del cinema italiano, c'é comunque da precisare che il Cinema non è una persona. Pertanto è sostenibile che possa risorgere. Ma occorre guardare i numeri e fare un Piano di Rinascita.

Cara Giorgia,
in questi giorni ti sei occupata della Legge di Bilancio, per la quale l’ubriacarsi di numeri è praticamente inevitabile.
Pertanto, in questa proposta progetto "Eravamo tanto bravi", il  cui obiettivo  finale rimane  sempre quello della creazione di nuovi posti di lavoro, li riduco a pochissimi (e ne riporto le medie di vari anni).
 
Per quanto riguarda i film di produzione italiana essi:

  • sono il 20 % di tutti quelli proiettati nelle sale italiane, mentre per il 60 % sono targati USA ed il restante 20% sono di origine europea o altro.
  • vengono esportati per un valore massimo del 5% (valore medio dell'ultimo decennio e oltre) di quanto incassano in Italia.
  • ci dicono in definitiva: In casa siamo invasi da film Usa (e lo sapevamo). Ed i nostri film non riescono ad essere esportati.
     
Invece  un  flash  sul  cinema  americano  indica  che  gli  occupati  del settore   sono  2 milioni,  mentre  i ricavi totali della  cinematografica  statunitense ammontano a 40 MRD di dollari di cui 10 MRD sul mercato nazionale e ben 30 MRD all'Estero.
Ora siamo sinceri: quest’ultimo numero non fa venire una voglia matta  di inserirsi nel circuito mondiale, sempre che riuscissimo ad riacquistare un po’ della bravura dei nostri maestri?
  
In conclusione, da quanto sopra, nel rivitalizzare un settore a noi così caro e generoso, in un doppio ritorno, economico e d’immagine, si possono ipotizzare due obiettivi realisticamente raggiungibili, ovviamente impegnandosi al massimo.

Il primo obiettivo raggiungibile potrebbe essere quello di arrivare ad una presenza sul mercato nazionale del 50% e questo comporterebbe un primo salto occupazionale del settore di migliaia di persone.
Il secondo obiettivo, che è relativo all’export, potrebbe essere il raggiungimento di un quarto della posizione di mercato della cinematografia statunitense. Ossia circa 8 MRD di ricavi e 500.000 addetti  nel settore.
 
A questo punto, Cara Giorgia, prima passerei a parlare di cinema con il mio amico Filippo e poi, come conclusione,  informerei di questa idea progetto "Eravamo tanto bravi" il ministro Sangiuliano che, come ricorderai, è il tuo ministro della Cultura.


PARLIAMO DI CINEMA  CON FILIPPO

FIL  Ma io di film non me ne intendo. Quando esco da un cinema ti so dire solo se mi è piaciuto o no
 
LDG Sarebbe a dire?

FIL  O mi sono divertito molto, con tante risate, oppure mi sono  commosso tanto, con tante lacrime.
 
LDG Insomma il film ti è piaciuto, se ti ha emozionato non importa se è italiano o americano o altro.
 
FIL  Si, direi proprio così. L’importante è che non sia sciapo come una minestra senza sale.
 
LDG Riferendoci al mercato nazionale, tu come lo spieghi di tutti questi film americani nelle sale cinematografiche italiane?
 
FIL   Forse ne producono molto di più e sono più belli, cioè danno più emozioni.
 
LDG  Quindi, una prima conclusione logica, è che l’industria cinematografica italiana produce  pochi film e con poco appeal. E, pertanto, si rende necessario incrementare e migliorare i prodotti.
In altre parole. L'azione congiunta di una maggiore offerta in quantità e qualità non può che migliorare il posizionamento del prodotto italiano sul mercato italiano, a scapito del grande competitor rappresentato dal cinema USA.
 
FIL  Beh, è ovvio. Purtroppo ho constatato che spesso dici cose banali. Dimmi piuttosto cosa si dovrebbe fare.
 
LDG  Qui  di  seguito  dò  degli  spunti  che  molti  lettori, non particolarmente  interessati  all’argomento, potrebbero  saltare, mentre  essi  rappresentano il punto di  partenza  per  uno studio approfondito di una task force.

Un gruppo di lavoro ad hoc con partecipanti che hanno grande esperienza di cinema ed altri con competenze specifiche esterne al mondo del cinema dovrebbero determinare:

  • i segmenti di clientela attuali e potenziali che frequenterebbero le sale italiane
  • quali sono i gusti, le preferenze, i temi, le storie apprezzate dai suddetti segmenti
  • le tipologie di prodotti USA che maggiormente hanno successo
     
La conoscenza di quanto sopra (argomentazioni prettamente di mercato) si rende necessaria se, dall'attuale situazione di invasione subita, si voglia passare a quella di una più equa ripartizione del mercato domestico. Non dimenticando, comunque, che il cinema sia un fenomeno ibrido, in bilico tra prodotto commerciale e forma d'arte. E che si continui giustamente il tentativo di conciliarne la natura di opera culturale e di prodotto industriale.
 
L'obiettivo di arrivare progressivamente ad una quota del 50 % sembrerebbe legittimo secondo le leggi del libero mercato. Che invece non sono rispettate sul mercato USA, se si pensa ai condizionamenti, ed ostacoli vari, che in sostanza proteggono il mercato cinematografico americano dall'export dei film stranieri.
 
In ogni caso il traguardo suddetto non è impossibile da raggiungere se, da parte del cinema italiano, si dà inizio ad un percorso di competitività a partire dalla selezione dei soggetti, delle sceneggiature e, così di seguito, lungo tutta la filiera. Non mancando di utilizzare la best practice.

Insomma, sul mercato nazionale occorre approfondire quello che vuole il pubblico . E' ipotizzabile che in 5 anni si possa arrivare alla quota del 50% del mercato nazionale partendo da quel 20% attuale posseduta, in gran parte, da una produzione definita casereccia e sviluppando film di buon livello, godibili da un enorme potenziale pubblico che rifugge dai film panettoni e dai film di costume, ma essenzialmente stupidi) e,  obtorto collo, va a vedere delle produzioni Usa non sempre di grande appeal.

Approfondiamo la conoscenza dei desiderata del pubblico italiano che non può essere identificato tra i due estremi: quello di alta intellettualità alla ricerca del cinema d'autore e quello orientato al divertente casereccio, di profilo eufemisticamente non elevato.
 
E' logicamente ammissibile che ci sia una fascia certamente non piccola posta in mezzo a questi due estremi. E fare film per questa fascia di pubblico, in parte in mano al cinema USA, significa rendere possibile portarsi alla quota del 50% del mercato nazionale.

Di suddetta fascia di pubblico si può dire che ama andare a cinema. Ma aborrisce dal prodotto nazionale di facile e super leggero divertimento e aborrisce dai prodotti per nicchie di intellettuali.
 
Essa è divisibile in due parti. La prima non rinuncia alla serata cena più cinema. E va a vedere qualcuno dei film americani accettabili. La seconda rinuncia ad andare a cinema.
 
Queste due parti sono entrambe catturabili con film di produzione italiana. Purché la loro ideazione e realizzazione, attraverso gli specialisti di ricerche di mercato, tenga conto delle caratteristiche e dei desiderata di questo potenziale pubblico.


Per quanto esaminato finora, il sogno di avere nei cinema italiani una produzione nazionale del 50% potrebbe essere realizzabile e potrebbe essere la conclusione della task force creata ad hoc.


Ora, riferendoci al mercato internazionale, potremmo dire che, anche in questo caso (come abbiamo proposto nel trattare il mercato nazionale), i lettori non interessati potranno saltare le seguenti considerazioni che vogliono essere solo un punto di partenza per un secondo gruppo di lavoro che si costituirebbe ad hoc. E quindi, agevolmente, potrebbero riprendere la lettura al paragrafo successivo “Una proposta operativa per il ministro San Giuliano”.

Circa l'export del cinema nazionale esso è mediamente meno del 5 % dell’incasso nazionale. E’ praticamente a zero. Le cause sono due.
La prima è imputabile al prodotto. Le storie (o la maggior parte di esse) hanno un sapore provinciale.
La seconda è imputabile alla scarsa efficacia commerciale. Dovuta all'esiguo numero  di figure commerciali designate  all'attività  di vendita  mondiale.  Le quali, già esigue,  si  troverebbero  anche nella difficoltà di vendere prodotti non propriamente internazionali.

La conclusione. Si rende necessario, da una parte, avere un prodotto mondiale. Con temi e storie che possano interessare tutti i paesi di cultura occidentale. E dall'altra si rende altrettanto necessario la costituzione e la relativa formazione di una nutrita schiera di venditori internazionali di film.
Il GdL (gruppo di lavoro), nel caso del mercato nazionale, si è detto che punterà alla produzione di film che tengano conto dei gusti e delle esigenze di una fascia di pubblico italiano posto tra i due estremi di cui abbiamo già parlato.
 
Per il mercato internazionale, banalmente, punterà ad un prodotto internazionale. In questo caso la via più facile è quella di imitare la produzione americana .Non si tratta di copiarla , ma di capire e carpirne le chiavi del successo. Non dico che sia facile. Ma certamente fattibile. Non resta che darsi da fare.
 
Ma, ottenuto un prodotto internazionale, lo abbiamo già detto, si è solo a metà dell'opera.
Uno standard elevato degli skill del commerciale è importante almeno quanto il prodotto.
Il Venditore, al pari del prodotto, deve essere bravo, almeno competitivo rispetto agli altri venditori internazionali. Ed il suo sapersi relazionare con i Distributori nazionali di tanti paesi è fondamentale.
Con essi può concordare la politica di pubblicità ed eventi. Anche se la gestione operativa di questi ultimi due strumenti di spinta del prodotto film viene lasciata a dei professionisti locali.
 
Quindi la catena del prodotto film sul mercato nazionale ed ancor di più su quello internazionale è lunga.

Semplificando, essa è costituita dai tre anelli di: progettazione, realizzazione e vendita. (Ed ognuno di essi ha una propria filiera interna). Tutti gli elementi all'interno della catena sono importanti. E come per una catena reale la sua capacità di resistenza è data dall'anello più debole (perché è l'anello meno resistente che cede), così per la catena cinematografica il successo passa attraverso uno standard elevato in tutti i suoi punti e che nessuno di essi in particolare sia debole. L'esempio più eclatante e più ripetitivo: un film, potenzialmente di successo, ben ideato e realizzato dal soggetto fino all'anello della post produzione. Ma debole nella vendita.
 
Ci permettiamo di ricordare l'opportunità della pratica di best practice di cui abbiamo già scritto.
Se gli americani hanno così tanto successo, perché non utilizzarla guardando specificatamente a loro? L'esame dei loro P. F. (punti di forza) non può che aiutare a migliorare i nostri prodotti cinematografici. Non si tratta di copiare tout court, ma di capire quei plus che permetterebbero che la produzione italiana esca dai propri confini peninsulari.
 
E proprio in questa volontà e necessità di mondializzazione, il punto di partenza di una rivoluzione è rappresentato dai temi, soggetti, storie che possono essere capite e sentite in ogni parte del mondo.
A questa mondializzazione del prodotto, dovrebbe seguire coerentemente la capacità commerciale di fare accordi di distribuzione nel più alto numero possibile di paesi del globo terrestre. Accordi che possono prevedere azioni di mrktg locale in termini di pubblicità, promozione ed eventi ad hoc.


Per quanto sopra  è verosimile che è fattibile l’obiettivo di 8 MRD di incassi nel mondo e di 500.000 nuovi addetti nel settore. Naturalmente tra i compiti della task force vi è quello di confermare il suddetto obiettivo quantitativo.

 
PROPOSTA OPERATIVA PER IL MINISTRO SANGIULIANO

Definiti gli obiettivi, ed esposte le considerazioni sopra riportate, ci permettiamo di fare una proposta operativa al ministro Sangiuliano che non consideriamo valida ed unica tout court. Anzi la poniamo nella logica del brain storming. Nel senso che se ne emergessero altre, va da sé che si procederebbe con la migliore.
 
La tecnica creativa del brain storming si basa su un fondamento molto semplice.  Ossia ogni partecipante di un gruppo di lavoro esponga l'idea che gli viene in mente. Anche stupida, perché anche da essa se ne può generare una buona. Ossia, da tante potrà scaturire quella migliore. Quindi la proposta che segue indirizzata al Ministro avrebbe, per lo meno, l’obiettivo di innescare altre proposte.
 
Essa (proposta) ha lo scopo di realizzare una sperimentazione a tempo. Nella quale si vuole coniugare l'aiuto finanziario del Governo alla possibilità di realizzazione del Piano di mondializzazione del Cinema italiano. Con l'augurio che esso funzioni e crei la strada sulla quale la cinematografia sappia poi camminare nel mondo in maniera autonoma del tutto privatistica.

Ecco la proposta.

Un unico GDL è RESPONSABILE di:

  • scelta dei film selezionati per il finanziamento dello Stato
  • risultati globalmente ottenuti in 5 anni
  
I risultati vengono così misurati.
 
Sul mercato nazionale: raggiungimento della quota di mercato di almeno del 50% in numero di film nazionali proiettati e ciascuno avente un Roi (Return on investment) pari almeno al 20%.
 
Sul  mercato  internazionale: il raggiungimento  di  presenza  in  almeno  10 Paesi ed il raggiungimento di un ROI di almeno il 15% (tenendo presente le spese aggiuntive della comunicazione per il singolo paese).                                                                  
Come si può notare, il successo dell'operazione di sperimentazione viene misurato attraverso il ROI.
E' comprensibile l’obiezione di coloro che affermano che non è misurabile il successo di prodotti artistici e, nel contempo commerciali, solo attraverso il ROI. Vero. Ma esso ne costituisce la base, la conditio sine qua non.
Qualora l'operazione di sperimentazione non desse i risultati attesi, le speranze riposte nel settore (mediante l'intervento dello Stato, lo ripetiamo) saranno accantonate forse definitivamente. In caso di esito positivo comincerà un nuovo periodo luminoso per la cinematografia italiana.

In sintesi.  L’attuale  Ministro della Cultura  potrebbe  essere  portatore  della convinzione: che  il  Cinema faccia  parte  di quei  settori da rilanciare in quanto  esso è portatore di  migliaia di posti di lavoro e, nello stesso tempo, di esso abbiamo le abilità necessarie, la cultura, la tradizione.
Siamo stati bravi, un punto di riferimento per gli altri. Inoltre ne è convinto in quanto il Cinema, quale settore ad alto impiego di creatività, è uno di quelli meno attaccabile dai Robot per quanto questi possano essere intelligenti.

A seguito di suddette convinzioni, il Ministro della Cultura promuoverebbe la costituzione di un GDL dal quale ottenere il Progetto di Rinascita del Cinema italiano ed al quale affiderebbe le modalità di assegnazione del finanziamento dello Stato pari a 6 MRD in 5 anni (mentre potranno essere aboliti quei finanziamenti a scatola chiusa, probabilmente  non privi di contaminazione per favoreggiamenti personali, avvenuti negli anni passati).
 
L'investimento suddetto costituirà la base dell'avvio del circolo virtuoso dell'auto finanziamento (investimento/prodotto/ritorno) in cui il PRIVATO tornerà ad investire e la presenza dello Stato sarà marginale fino ad azzerarsi.
 
Il progetto interesserà l'arco temporale di 5 anni, alla fine del quale si intenderà concluso positivamente in relazione al ritorno occupazionale aggiuntivo di almeno 500.000 addetti che si vanno ad aggiungere a quelli attuali.
Lo Stato avrà svolto il ruolo di innesco.
Le persone del settore (cioè i componenti del Gdl), attraverso la parte creativa e la parte tecnica, saranno i protagonisti del successo (o insuccesso) della operazione di rinascita e mondializzazione del cinema italiano che abbiamo chiamato "eravamo tanto bravi".

 
Un cordiale saluto.
Luigi De Gregorio - Un cittadino comune
 


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